lunedì 5 marzo 2012

Terra e stelle fra le mani....


Al desiderio, alla tua capacità di trattenere  terra fra le mani, plasmarla con le stelle, disegnare complessità e alleggerire… e non solo come affascinante architetto.


 Water comes from the stars -Riccardo Dalisi




 
pubblicato su Nemeton  settembre 2011



Un grazie sincero agli architetti e artisti Riccardo Dalisi e Franco Raggi per aver tradotto
"Stabili...architetture instabili" in disegni.

A te... il resto.
Raffaella




Stabili… Architetture Instabili.

Dalla corolla di copiapoa solaris,
nella dura terra del deserto di Atacama…
la mia architettura instabile.


Si parla di disequilibri, di contemplazione dell’errore,
di mancanza di assolute certezze progettuali,
di architetture instabili…
Mi riferisco ad architetture individuali.
Non elencabili. Non solo mentali. Non impossibili.

Scrivere, proporre, credere ed entusiasmarsi.
Ma quando si tratta di provare a realizzare
un’architettura instabile scendendo in campo,
si forma il vuoto. Improvvisamente.
Non inaspettatamente.
Chi accetta consapevolmente i rischi? E quali? Se esistono.

Ritengo che queste architetture non siano espressione
di trasgressione o giochi d’azzardo
ma opere il cui sviluppo avvenga simultaneamente,
da coloro che le vivono,
su piani complanari per intensità e densità.
Piani inclinati. Non piani geografici. Non distonie geometriche.

Per esse, soggettività e percezione emotiva
divengono dominanti e la razionalità schiavizzante.
Non sono evitabili  precipitanti buchi neri.
Vortici irrefrenabili.
Avvilupparsi e librarsi continuamente.
Scendere, salire, affacciarsi.
Turbinando nella gioviana  Grande Macchia Rossa.

Frutto di riflessioni, insuccessi, velate ed auspicate fioriture…
Non di visionarie elucubrazioni involute di folli architetti.
Sterili sperimentazioni, innovazione per innovazione.

Le architetture instabili, per complessità criptica,
risultano architetture difficili. Illogiche. Reazionarie.
Affaticanti. Generatrici di dubbi. Eppure calamitanti.
Per questo non necessitano di minuziose definizioni.
Armonia, empatia e biunivocità come doni intuibili.

Si avvertono nel corpo e nell’anima.
Prepotentemente. E permangono.
Distano dall’essere involucro.
Non si decodificano scientificamente.
Non vestono materiali camuffanti.
Stabili ed essenziali nei contenuti,
alchemiche ed esplosive nella mutevolezza,
affascinanti nel mistero.
Accompagnanti ed ossessionanti come
quotidiane presenze fortemente desiderate.

Si nutrono d’imprevedibile e di determinazione
per reali opportunità qualitative. Non necessitano alibi.
Non banali pretesti o machiavelliche strategie per esistere.
Se non suscitano interesse muoiono silenti,
se sembrano addormentarsi, sopravvivono per rinascere.
Per forza intrinseca e sintesi culturale vanificano ogni limite.
Sono ardore del fare. Non utopia.
Sono contrapposte alla stabile architettura iperstatica,
come falso rifugio di sé. Penombra tranquillizzante.

 Dove architettura?
Dove? Le potenzialità del non visibile…
Dove? L’architetto che intravede…
Dove? La bellezza dell’arte…
Dove? L’imprevisto, l’errore, la spontaneità dell’evolvere…
Dove? La volontà, la fatica, le scottature, i tagli…


Per comprendere e sostenere architetture instabili
occorre essere più che bravi architetti,
qualcosa che non si apprende sui testi.
Coraggio, lungimiranza, ponderatezza, slancio emotivo,
fervore e fiducia da cui deriva speranza.
L’impeto che offusca e muove dall’interno…
Oltre la certezza. Oltre sé.
Amore.

Allora queste architetture instabili decollano.
Prendono forma ed appaiono non solo nell’anima
di architetti che sono più di attenti 
e razionali osservatori ma partecipi scopritori.
Cesellatori. Inventori. Intrecciatori.
Architetti Raccoglitori. Uomini.

E non si polverizzano.
Stanno.
Anche inopportunamente.
Indifferenti a torsioni e compressioni.
E divengono.

Nell’instabilità più stabile e persistente... di ciascuno di noi.

Di noi che abbiamo ali
ma tratteniamo terra fra le mani…
Di noi, affascinante architetto.

Raffaella Colombo








3 commenti:

  1. Bellissimi disegni! E il suo testo Prof.lo è altrettanto e interessante da far riflettere, forse strano per alcuni ma io avendola conosciuta non sono stupito per la sua "apertura mentale". Grande!
    un caro saluto da un suo ex studente.
    Marco

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  2. Buongiorno Prof,potrebbe riportare su blog il suo scritto pubblicato perchè non si riesce a leggere molto bene nell'immagine ed è un peccato.Grazie

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  3. Architetti InQuieti12 marzo 2012 alle ore 14:21

    Grazie per la richiesta. Abbiamo provveduto ad inserire lo scritto.

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