Al desiderio, alla tua capacità di trattenere terra fra le mani, plasmarla con le stelle, disegnare complessità e alleggerire… e non solo come affascinante architetto.
Water comes from the stars -Riccardo Dalisi
pubblicato su Nemeton settembre 2011
Un grazie sincero agli architetti e artisti Riccardo Dalisi e Franco Raggi per aver tradotto
"Stabili...architetture instabili" in disegni.
A te... il resto.
Raffaella
Stabili…
Architetture Instabili.
Dalla corolla di
copiapoa solaris,
nella dura terra del
deserto di Atacama…
la mia architettura
instabile.
Si
parla di disequilibri, di contemplazione dell’errore,
di
mancanza di assolute certezze progettuali,
di
architetture instabili…
Mi
riferisco ad architetture individuali.
Non
elencabili. Non solo mentali. Non impossibili.
Scrivere,
proporre, credere ed entusiasmarsi.
Ma
quando si tratta di provare a realizzare
un’architettura instabile scendendo in
campo,
si
forma il vuoto. Improvvisamente.
Non
inaspettatamente.
Chi
accetta consapevolmente i rischi? E quali? Se esistono.
Ritengo
che queste architetture non siano espressione
di
trasgressione o giochi d’azzardo
ma
opere il cui sviluppo avvenga simultaneamente,
da
coloro che le vivono,
su
piani complanari per intensità e densità.
Piani
inclinati. Non piani geografici. Non distonie geometriche.
Per
esse, soggettività e percezione emotiva
divengono
dominanti e la razionalità schiavizzante.
Non
sono evitabili precipitanti buchi neri.
Vortici
irrefrenabili.
Avvilupparsi
e librarsi continuamente.
Scendere,
salire, affacciarsi.
Turbinando
nella gioviana Grande Macchia Rossa.
Frutto
di riflessioni, insuccessi, velate ed auspicate fioriture…
Non
di visionarie elucubrazioni involute di folli architetti.
Sterili
sperimentazioni, innovazione per innovazione.
Le
architetture instabili, per complessità
criptica,
risultano
architetture difficili. Illogiche.
Reazionarie.
Affaticanti.
Generatrici di dubbi. Eppure calamitanti.
Per
questo non necessitano di minuziose definizioni.
Armonia,
empatia e biunivocità come doni intuibili.
Si
avvertono nel corpo e nell’anima.
Prepotentemente.
E permangono.
Distano
dall’essere involucro.
Non
si decodificano scientificamente.
Non
vestono materiali camuffanti.
Stabili
ed essenziali nei contenuti,
alchemiche
ed esplosive nella mutevolezza,
affascinanti
nel mistero.
Accompagnanti
ed ossessionanti come
quotidiane
presenze fortemente desiderate.
Si
nutrono d’imprevedibile e di determinazione
per
reali opportunità qualitative. Non necessitano alibi.
Non
banali pretesti o machiavelliche strategie per esistere.
Se
non suscitano interesse muoiono silenti,
se
sembrano addormentarsi, sopravvivono per rinascere.
Per
forza intrinseca e sintesi culturale vanificano ogni limite.
Sono
ardore del fare. Non utopia.
Sono
contrapposte alla stabile architettura iperstatica,
come
falso rifugio di sé. Penombra tranquillizzante.
Dove?
Le potenzialità del non visibile…
Dove?
L’architetto che intravede…
Dove?
La bellezza dell’arte…
Dove?
L’imprevisto, l’errore, la spontaneità dell’evolvere…
Dove?
La volontà, la fatica, le scottature, i tagli…
Per
comprendere e sostenere architetture
instabili
occorre
essere più che bravi architetti,
qualcosa
che non si apprende sui testi.
Coraggio,
lungimiranza, ponderatezza, slancio emotivo,
fervore
e fiducia da cui deriva speranza.
L’impeto
che offusca e muove dall’interno…
Oltre
la certezza. Oltre sé.
Amore.
Allora
queste architetture instabili
decollano.
Prendono
forma ed appaiono non solo nell’anima
di
architetti che sono più di attenti
e
razionali osservatori ma partecipi scopritori.
Cesellatori.
Inventori. Intrecciatori.
Architetti
Raccoglitori. Uomini.
E
non si polverizzano.
Stanno.
Anche
inopportunamente.
Indifferenti
a torsioni e compressioni.
E
divengono.
Nell’instabilità
più stabile e persistente... di ciascuno di noi.
Di
noi che abbiamo ali
ma
tratteniamo terra fra le mani…
Di
noi, affascinante architetto.
Raffaella Colombo
Bellissimi disegni! E il suo testo Prof.lo è altrettanto e interessante da far riflettere, forse strano per alcuni ma io avendola conosciuta non sono stupito per la sua "apertura mentale". Grande!
RispondiEliminaun caro saluto da un suo ex studente.
Marco
Buongiorno Prof,potrebbe riportare su blog il suo scritto pubblicato perchè non si riesce a leggere molto bene nell'immagine ed è un peccato.Grazie
RispondiEliminaGrazie per la richiesta. Abbiamo provveduto ad inserire lo scritto.
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