Architettura -Uomo-Bellezza
Una
relazione aperta, atavica. Mai esaustiva.
Una
relazione fisica e di pensiero…
La
Bellezza, nella sua complessa accezione
o semplice riconoscibilità,
non credo stia negli occhi dell’osservatore ma
nella mente.
La
mente stabilisce relazioni primordiali con
uomini e intorno riconoscendone bellezza:
nel
pensiero, nella voce, nella musica, nel profumo...
in
quell’uomo, in quella donna, in quell’architettura, in quel deserto...
Dall’attrazione
mentale, luogo astratto di un caos dichiarato,
imprevedibile
e incontrollabile, derivano sia inclinazioni culturali sia propensioni fisiche:
verso
qualcosa e qualcuno.
I
soli occhi ingabbiano visioni
quotidiane, riproducono immagini consuete
e
perentorie,
leggono modelli che traducono in
consuetudini da cui difficilmente ci si
libera…
La mente dissolve pregiudizi, ricerca spazi, consente osservazioni e riconosce libertà.
La
mente libera scelte ed azioni, libera l’uomo alla riconoscibilità della
Bellezza
a
cui l’architettura non si sottrae.
Nella
quotidianità siamo soggetti a continui stimoli, a nuove idee e proposte,
a visionare opere reali e progetti, ad emettere
giudizi tra turbinio ed accelerazione
di
un susseguirsi quasi irreale di immagini.
Osserviamo,
osserviamo, osserviamo…
Ma
poco rimane e si sofferma.
E non sarà
ciò che appare agli occhi.
Saranno
quelle Architetture di Bellezza stabili e permanenti nei nostri pensieri,
quelle
che ci accompagneranno nella quotidianità,
quelle
che per noi hanno e continueranno ad avere significato,
quelle
a cui facciamo e faremo riferimento…
Forse
inopportune, forse ingombranti, forse inappropriate,
forse
non corrispondenti ad ideali prefissati ma profondamente nostre.
E di
esse, per ciascuno di noi, molto rimarrà sempre da dire…
La
Bellezza appare nella mente liberata.
Di ciascuno di noi, architetto...
Un abbraccio.
Venice foto di Daniele Pirola
"...Vi sono degli istanti in cui il mio
corpo si illumina... E' molto curioso. Improvvisamente io posso vedere in me stesso...
distinguo la profondità di certi strati delle mie carni; e sento delle zone
dolorose, anelli, poli, pennacchi di dolore. Vedete queste figure vive? Questa
geometria delle mie sofferenze? Vi sono lampi che assomigliano alle idee. Essi
fanno comprendere da qui a lì. Tuttavia mi lasciano incerto. Quando la cosa sta
per prodursi, riscontro in me stesso qualcosa di confuso o di diffuso. Si
producono nel mio essere dei luoghi ... nebbiosi; appaiono delle spianate.
Allora traggo dalla mia memoria una domanda, un problema qualsiasi ... E mi
concentro. Conto dei granelli di sabbia e finché li vedo..." Paul Valéry Monsieur Teste