mercoledì 7 dicembre 2011

Idee di progetto: Milano e i giovani



Microspazi: Milano
Public Landscape Architectures
Serata di Architettura
17 Novembre 2011

Gli Studenti del corso di Analisi e progetto del giardino contemporaneo
Docente: Raffaella Colombo
Facoltà di Architettura Politecnico di Milano
e l’Ordine degli Architetti di Milano.







Alessandro Rocca, Raffaella Colombo, Marco Engel,
Marco Dezzi Bardeschi










Un particolare ringraziamento a Marco Engel,
urbanista e Vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Milano,
per il prezioso sostegno culturale
affinché le idee di progetto degli studenti, sviluppatesi in ambito accademico,
venissero dibattute in questa prestigiosa ed ufficiale sede professionale
e per  l’eccellente dibattito suscitato e moderato;
al carissimo ed illustre Professor Marco Dezzi Bardeschi,
per la temibile quanto accurata critica riservata ai progetti di architettura,
sempre volta a sostenerne qualità e ricerca ed incentivarne sviluppo
e per l’affettuoso sguardo di attento e raffinato docente
volto a trascendere il visibile,
soffermandosi abilmente su “altri segni”…
ad Alessandro Rocca, docente architetto e scrittore,
per competenza  ed accortezza nel cogliere sensibilità
ed individuare piccoli dettagli caratterizzanti i progetti.
a Luisa Collina e Franco Raggi, architetti, docenti e designers,
per le colte e schiette considerazioni
sempre intrise di positività e sincera disponibilità.
Non ultimo, un grazie a tutti i miei studenti
per numerosa partecipazione, entusiasmo,
condivisione di tempo, sogni, aspettative e lavoro.
Una fatica non dovuta…ma profondamente apprezzata.
A loro il mio pensiero affettuoso e l’augurio affinché alcune tra queste idee di progetto,
sviluppate su basi concrete della città e non utopistiche,
possano divenire effettive opere per Milano, e non solo “riconosciute” e premiate,
poiché proprio dalle valide idee universitarie, al servizio della collettività,
possano corrispondere reali possibilità di miglioramento della qualità di vita
di tutti,
di noi,
indistintamente.
Per queste nostre città in cui nonostante tutto, amiamo e viviamo...
Ovunque esse siano…


Un caro abbraccio.
Raffaella Colombo

 
















Videoprogetti Premiati
Primo classificato:        
Mercato e riuso           
studenti: Michele Mandaglio, Matteo Mazzucchi, Clara Caldonazzi, Francesca Comper

                                          Milano Via San Marco

Secondo classificato:   
Questo nostro spazio  
studenti:  Sara Zangari, Francesca Corti, Federico Casati, Matteo Candiani,
                                             
                                          
Terzo classificato:       
Percorso oltre il limite
studenti: Alessandra Di Stefano, Chiara Riccardi, Flavia Rigoli, Alessandro Lori
                                     
                                          Milano Via Torino



Videoprogetti segnalati
Inspire-Mi              
studenti: Ginevra Scilla Pol, Marta Korzec, Dorata Piechocinska, Bojidara Valkova






Kilometra-Mi          
studenti: Chiara Somalvico, Serena Mercandelli, Miguel Brembilla, Marco Ghezzi
                                                           
                                                               Milano Via San Marco


Panta rei                
studenti: Francesca Finotti, Valeria Magni, Elisa Sironi, Sergio Facchetti



Breathe-Mi
studenti: Panico Federica, Predari Martina,Polodoro Silvia, venier Arianna






City Roots
Studenti: Giorgio Colombo, Nicola Livio, Riccardo Colombo




I progetti degli studenti sono tutelati di diritti intellettuali pertanto non riproducibili.                                     
Le immagini pubblicate costituiscono uno stralcio delle tavole di progetto di ciascun gruppo. R.C.





sabato 12 novembre 2011

Public Landscape Architectures: microspazi Milano



Serata di Architettura
17 Novembre 2011
sede Ordine degli Architetti di Milano

Mostra elaborati didattici
Proiezione Videoprogetti 
a.a.2010-11
Politecnico di Milano
Ordine degli Architetti di Milano






a cura di
Raffaella Colombo
Docente di Analisi e Progetto del giardino contemporaneo
Politecnico di Milano Scuola di Architettura Civile.

Commissione di valutazione Videoprogetti didattici
Luisa Collina                
Marco Dezzi Bardeschi 
Franco Raggi               
Alessandro Rocca                            
Raffaella Colombo       
Gli studenti del Corso Accademico

modera il dibattito Marco Engel
Vicepresidente dell'Ordine degli Architetti di Milano


Architettura Viva. Rizomi: microspazi Milano
I giovani e lo spazio pubblico. Nuove esigenze urbane.
Le ricerche didattiche universitarie trovano applicazione nel centro storico di Milano

Si propongono “nuove letture paesaggistiche” e proposte progettuali di Architettura del Paesaggio in ambito urbano  che affermano e sottolineano la centralità dell’uomo nel progetto di spazio pubblico a cielo aperto.
L’analisi e le proposte progettuali affrontano il tema delle complesse aspettative dell’infanzia, della gioventù, dell’adolescenza negli spazi aperti pubblici nei quali si rilevano, in Italia,  carenze sia teoriche sia di attenzione progettuale. I progetti sviluppati intrecciano complessità di rapporti tra i giovani, il movimento, lo sport, la musica e le arti, al fine di proporre interventi site-specific, ecosostenibili, innovativi e tecnologici in cui il “verde” non sia una componente estetica di progetto e la moltitudine di microspazi individuati, vere stanze pubbliche a cielo aperto nel centro storico di Milano, diventi un effettivo potenziale per la città  quale riferimento quotidiano  di un “sistema di rizomi e continuum di verde” per  un’Architettura Viva.
Sempre e solo  progetti di Architettura Vera. Non certo virtuale.


Tra la “leggerezza” di Calvino forse potremmo sostituire scrivere con  progettare


…Presto mi sono accorto che tra i fatti della vita che avrebbero dovuto essere la mia materia prima e l’agilità scattante e tagliente che volevo animasse la mia scrittura c’era un divario che mi costava sempre più sforzo superare. Forse stavo scoprendo solo allora la pesantezza, l’inerzia, l’opacità del mondo: qualità che si attaccano subito alla scrittura, se non si trova il modo di sfuggirle. In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi che non risparmiava nessun aspetto della vita…
Tuttavia conclude l’autore “ Little is left to tell  ma sempre ancora forse resta da dire…Ma per esaurite che siano (le storie) per poco che sia rimasto da raccontare, si continua a raccontare ancora.”
Italo Calvino Lezioni americane

E a raccontare e progettare instancabilmente.
Con entusiasmo.
Sempre.
Raffaella Colombo


                                    
       







giovedì 10 novembre 2011

Dalla rocca...





Dalla rocca...
un'aquila, non solo fra aquile, riconosce aquile
in qualsiasi altro animale individuato.
E per quanto: cardellino, scoiattolo o farfalla
narrino di altra appartenenza,
di essi percepirà solo un’apparenza di inutile involucro
a cui ottusamente  tenterà di attribuire caratteri distintivi della propria specie.
E neppure la loro non compatibilità ne farà variare la certezza.

Continuerà ciecamente a riconoscere in altri animali il medesimo segno.
Il proprio. L’unico compreso. A cui riferirsi.
Per ovvia stabilità. Per ottusità. Per sopravvivenza.
Quella sopravvivenza che spesso infonde sicurezza
e preserva dall’ignoto e sofferma a coloro percepiti come simili.

Quella sicurezza che non apre, non prende, non scardina
e respinge l’ovvio.
Per preservare ben circoscritto il proprio territorio fisico e mentale
e l’abitudine di sé e del proprio specchio lucidato con cura.
Dove gli artigli sono ormai decoro e le piume, piumini.
Dove la riconoscibilità dell’altro è similitudine forzata.
Dove l’Io risulta fulcro.
Dove tutto ciò che è altro viene inteso come  proiezione di sé…

Di questo mi sono accorta, osservando aquile.
Ed essendone osservata…
Da alte rocche.

Così, potremmo dire Aquila o Aquila chrysaetos
o Falco pellegrino o Falco peregrinus o...
e poco importa.
Se lo specchio rimane...
Raffaella Colombo









Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.


Eugenio Montale Ossi di seppia 1925









sabato 29 ottobre 2011

Architetture instabili...



Carissimi architetti, si parla di disequilibri,
di contemplazione dell’errore,
di mancanza di assolute certezze progettuali,
di Architetture Instabili…
Mi riferisco ad architetture individuali.
Non elencabili. Non solo mentali. Non impossibili.

















Stralcio
Stabili… Architetture Instabili.
(…)
Ritengo che queste architetture non siano espressione
di trasgressione o giochi d’azzardo
ma opere il cui sviluppo avvenga simultaneamente,
da coloro che le vivono,
su piani complanari per intensità e densità.
Piani inclinati. Non piani geografici. Non distonie geometriche.
(…)
Frutto di riflessioni, insuccessi, velate ed auspicate fioriture…
Non di visionarie elucubrazioni involute di folli architetti.
Sterili sperimentazioni, innovazione per innovazione.

Le architetture instabili, per complessità criptica,
risultano architetture difficili.
Illogiche, all'apparenza. Reazionarie.
Affaticanti. Generatrici di dubbi. Eppure calamitanti.
Per questo non necessitano di minuziose definizioni.
Armonia, empatia e biunivocità come doni intuibili.
(…)
Per comprendere e sostenere architetture instabili
occorre essere più che bravi architetti,
qualcosa che non si apprende sui testi.
Coraggio, lungimiranza, ponderatezza, slancio emotivo,
fervore e fiducia da cui deriva speranza.
L’impeto che offusca e muove dall’interno…
Oltre la certezza. Oltre sé.
(…)
Nell’instabilità più stabile e persistente... di ciascuno di noi.
Di noi che abbiamo ali.
Ma tratteniamo terra fra le mani…
Raffaella Colombo



Un grazie di cuore a Riccardo Dalisi
per aver sostenuto questo scritto instabile
con splendidi disegni a mano libera.



sabato 1 ottobre 2011

Dubbio metodico...



Res cogitans. Res extensa. Renè Descartes















 
In apparenza.
Queste fibre di Orlon mostrano struttura simile a quella della lana:
increspatura permanente dei filamenti che le separano,
leggerezza, alto grado di resistenza e ingualcibilità.
Tuttavia l’Orlon rimane un polimero acrilico…

Comprendere l’essenza delle cose, oltre il mistero insito,
appartiene all’uomo, al suo irrinunciabile desiderio
di conoscenza razionale e non solo emotiva.
Affinché il segno sia anche segno di altra cosa…
ma orme di neofelis nebulosa non siano orme di acinonyx jubatus


Raffaella Colombo

tutto il resto è muto ed intercambiabile…” Italo Calvino
































giovedì 22 settembre 2011

Renzo Piano...Fare.



Carissimo Renzo,
credo sia impossibile non essere culturalmente allineati con te, uomo ed Architetto,
per la serietà che da sempre contraddistingue il tuo "Essere" e "Fare"...
Grazie. Un abbraccio… Raffaella





















Renzo Piano:
FARE
Fare, costruire, è la più antica scommessa dell’uomo, insieme allo scoprire,
al navigare e al coltivare i campi. E’ un nobile mestiere quello dell’architetto se fatto bene.

FARE BENE
Per fare bene bisogna capire e ascoltare; è un’arte complessa quella dell’ascolto! È difficile perché spesso le voci di quelli che hanno più cose da dire sono  discrete e sottili. Ascoltare non è obbedire, ascoltare non è trovare compromessi, ascoltare è cercare di capire e quindi fare progetti migliori.

FARE PER GLI ALTRI
Si diceva una volta, fare il bene comune. Bisogna sempre ricordare che fare architettura significa costruire edifici per la gente; università, musei, scuole, sale per concerti…sono tutti luoghi che diventano avamposti contro l’imbarbarimento, sono luoghi per stare assieme, sono luoghi di cultura, di arte e l’arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta.

FARE CON ATTENZIONE
Perché la Terra ha scoperto, e ci ha ormai avvisato, la propria fragilità. Per questo non credo nell’energia nucleare e credo invece fermamente nelle energie rinnovabili. L’Italia non ha giacimenti di uranio, l’Italia ha molto sole e tanto vento.

FARE BELLEZZA
E’ una parola… o almeno provarci. La bellezza è imprendibile, se allunghi la mano ti scappa  ma se la definisci come facevano il greci: il bello e il buono, il bello e il buono che stanno insieme, allora tutto diventa possibile.
La bellezza e l’utilità messe assieme vincono il formalismo, vincono l’Accademia...

FARE SILENZIO
Cioè costruire emozioni. Talvolta l’architettura cerca il silenzio e il vuoto in cui la nostra coscienza si possa ritrovare. Il silenzio è un po’ come il buio, bisogna avere il coraggio di guardarlo e poi pian piano si comincia  a vedere il profilo delle cose…Quindi l’architettura è anche l’arte di creare luoghi per il silenzio, per la meditazione.

LASCIAR FARE
Bisogna lasciar fare ai giovani, bisogna mettersi un po’ da parte. Nel mio studio lavorano ogni anno 20 studenti provenienti da tutto il mondo bottega. Bisogna valorizzare il talento, bisogna che la politica faccia i concorsi,
ci sono tantissimi giovani talenti che non hanno nulla da fare. Oggi un architetto in Italia ha poche possibilità prima dei 50 anni, c’è un’intera generazione che è stata tradita. La politica teme il talento perché il talento ti regala la libertà e la forza di ribellarti.

Secondo me i giovani devono partire, devono andar via ma per curiosità non per disperazione  e poi devono tornare. I giovani devono andare, un po’ come ho fatto io, sono sempre partito e sempre tornato.
E devono andare per capire com’è il resto del mondo ma anche per  un’altra cosa ancora più importante, per capire se stessi, perché c’è un italianità, non è quella dell’orgoglio nazionale.
Noi italiani dobbiamo capire una cosa, che siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti, e il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose, articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme e questo è un capitale enorme
e per questa italianità c’è sempre  posto a tavola per tutto il resto del mondo.


"…Perchè l'architettura è anche una visione del mondo. L'architettura non può che essere umanista, perchè la città con i suoi edifici è un modo di vedere, costruire e cambiare il mondo. E poi l'architettura è struggimento per quella cosa bellissima che è la bellezza. Ma questa è un'altra storia ed è impossibile da raccontare…"

Renzo Piano Architetto




lunedì 19 settembre 2011

Costruttori di curricula...



Poiché alcune quietudini transitano attraverso inquietudini,
sottolineo il passaggio tra una di queste.















Pianificatori di certezze.
Costruttori d’immagine.
Questo ci chiede il mercato.
Internazionale.
Qual è il suo curriculum?
Deve pubblicare. Mostrare. Scrivere. Esibire. Essere “visibile”…
Pianificatori di Forme.
Costruttori di Visibilità.
E già da studenti iniziano le ansie…
Per quanto la visibilità non sia garanzia di nulla.

Tuttavia quando la spendibilità dell’immagine irretisce,
accade che studenti stagisti sostino silenti in Studi “noti” a far fotocopie,
architetti “di fama” si dotino del dono dell’ubiquità,
docenti e professionisti sostengano Lectures fantasma o improvvisate
in scambi internazionali “culturali”.
Nulla di nuovo…
Curricula quale strumenti di “identità professionale”? Un’illusione.
Per banalizzare: quali i progetti scaturiti da “quell’architetto”
o da validi collaboratori in ombra?
Quali le dinamiche, sinergie, “appropriazioni”
all’interno di una rete di Studi?  E molto altro…

Costruttori di curricula
Spesso con  interesse al passato.
Ho vinto... fatto…costruito…studiato...analizzato…scritto…
Sono stato Premiato…
Curricula  come piccole o grandi tombe rassicuranti
e trasportabili su cui porre fiori freschi.
Patrimoni spendibili all’infinito,
rendita professionale conquistata. Reale o presunta.

Troverò mai qualcuno interessato
ad un Curriculum d’intenzioni…?
Quali idee ha, architetto? Quale entusiasmo la anima?...
Ignazio Gardella: “le mie opere e forse le migliori sono quelle che farò,
incluso le tesi di laurea dei miei studenti”
Una lezione.
 















Così, preferisco l’entusiasmo inarrestabile, al limite dell’incredulità,
di architetti che non si celebrano nel passato confortandosi,
ma sperimentano con precarietà il futuro.
Architetti di torri infrante, di pensieri liberi, di serietà, di qualità.

Architetti i cui curricula vengano aggiornati e contemporaneamente
annullati, con semplicità, in ogni istante della vita professionale
per essere sempre scritti da mani complici e sguardi protesi.
Persino in  equilibrio contraddittorio. Poesia e praticità.
Architetti che desiderino Fare e non Sostare in glorie di medaglie
seppur conquistate con onore.

Architetti che nascano nel “progetto del nuovo” e ci credano.
Architetti di piramidi abbattute.
Di sepolcri frescamente dipinti.
Dove determinazione, volontà di approfondimento, miglioramento
affiancano perseveranza, concentrazione, ricerca ossessiva…
Dove paura lascia sempre spazio a fiducia.

Così abbraccio architetti e coloro per i quali raccontare ciò che si è costruito
assume significato marginale rispetto a ciò che si vorrebbe costruire.
Architetti e studenti che lavorano senza retorica.
Con passione sfrenata e fuochi interiori.
Non esibibili ma profondamente percepibili. Perché Veri.

Di architetti, ingegneri, designers ed artisti,
quali accattivanti Illusionisti managers,
pittori di sé, protesi ad imbellettarsi in babilonici curricula
ne abbiamo abbastanza.
Credo…Per sopportazione e quantità.

Pertanto auspico che si necessiti d’altro. E non solo in Italia.
Costruire seri intrecci culturali, sistemi di relazioni umane
e di Architettura Vera.
Non certo curricula.

Raffaella Colombo