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Giovanni
Pascoli: Pensieri e discorsi, 1907
...È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi…ma lagrime ancora e
tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce
con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e,
insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno
strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi
accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua
antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa
sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello. Il quale
tintinnio segreto noi non udiamo distinto nell'età giovanile forse così come
nella più matura, perché in quella occupati a litigare e perorare la causa della
nostra vita, meno badiamo a quell'angolo d'anima d'onde esso risuona…
….Forse gli uomini aspettano da lui chi sa quali mirabili dimostrazioni e
operazioni; e perché non le vedono, o in altri o in sé, giudicano che egli non
ci sia. Ma i segni della sua presenza e gli atti della sua vita sono semplici e
umili. Egli è quello, dunque, che ha paura al buio, perché al buio vede o crede
di vedere; quello che alla luce sogna o sembra sognare, ricordando cose non
vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole,
alle stelle: che popola l'ombra di fantasmi e il cielo di dei. Egli è quello
che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla
nostra ragione. Egli è quello che nella morte degli esseri amati esce a dire
quel particolare puerile che ci fa sciogliere in lacrime, e ci salva . Egli è
quello che nella gioia pazza pronunzia, senza pensarci, la parola grave che ci
frena. Egli rende tollerabile la felicità e la sventura, temperandole d'amaro e
di dolce, e facendone due cose ugualmente soavi al ricordo. Egli fa umano
l'amore, perché accarezza esso come sorella , accarezza e consola la bambina
che è nella donna. Egli nell'interno dell'uomo serio sta ad ascoltare,
ammirando, le fiabe e le leggende, e in quello dell'uomo pacifico fa echeggiare
stridule fanfare di trombette e di pive, e in un cantuccio dell'anima di chi
più non crede, vapora d'incenso l'altarino che il bimbo ha ancora conservato da
allora. Egli ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo per i fatti nostri, ché
ora vuol vedere la cinciallegra che canta, ora vuol cogliere il fiore che
odora, ora vuol toccare la selce che riluce….
…Tu non vuoi né ripetere il già detto né trovare
l'indicibile; non vuoi essere né un'inutilità né una vanità. Vuoi il nuovo, ma
sai che nelle cose è il nuovo, per chi sa vederlo, e non t'indurrai a trovarlo,
affatturando e sofisticando. Il nuovo non s'inventa: si scopre.
Il
fanciullino
E per quanto vi sia ferrea opposizione nel riconoscere ed assecondare la propria affiorante emotività fanciullesca...per quanto la si contrasti razionalmente...sarà comunque parte indissociabile di ciascuno di noi che con gioa, semplicità o tristezza, apre "al nuovo" dove " il nuovo non s'inventa: si scopre"... R.C.
foto Steve McCurry |
essì..."il nuovo non s'inventa" si scopre rinnovando sempre lo sguardo verso cose e uomini anche se esprimere l'emotività nella nostra società non è sempre raccomandabile, si dice. Mi fa piacere che in un blog di architettura si parli anche di emozioni, letteratura e poesia. Un saluto. Marco architetto
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